Gai-Jin (156 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“L'ammiraglio vi ha dato il permesso di fare quanto chiedevo.”

“Si è espresso in un modo maledettamente vago: “Se lo desiderate potete accordarglielo” significa rischiare di mettere la testa su una varea di pennone, vecchio mio” disse senza riflettere mentre la sua immaginazione correva a tutti i possibili disastri che lo aspettavano in futuro.

“Non conoscete Ketterer come lo conosco io, mio Dio, no! Se sbaglio mi staccherà le palle, e la mia carriera andrà a farsi friggere.” Fece una pausa per respirare e ricominciò: “Non c'è via, nessun modo...”.

“Perché no? Forse non ci approvate?”

“Certo che vi approvo, per l'amor del cielo, è vostra madre che non vuole, voglio dire se lei dice di no al matrimonio, sir William non può muovere un dito, la Chiesa non lo vuole celebrare, gli altri capitani nemmeno.

Dannazione, siete entrambi minorenni, perciò se anche lo celebrassi non sarebbe valido e poi lei è... accidenti, voi siete minorenne e anche Angélique lo è... non si può rischiare...” Un pensiero improvviso lo attraversò e gettò un'occhiata verso la costa. “A meno che non lo segnali a Ketterer. A meno che non chieda il suo permesso.”

“Se fate una cosa simile perderete la faccia per sempre. Se avesse voluto essere interpellato ve l'avrebbe ordinato.”

Marlowe guardò Malcolm. Rilesse le parole dell'ammiraglio e si lasciò sfuggire un gemito.

Struan aveva ragione: il suo futuro era in bilico.

Dio onnipotente, perchè mai li ho invitati a bordo? La prima cosa che ricordava di aver sentito dire da suo padre era: in marina tu comandi la tua nave secondo regole e regolamenti, alla lettera, se non sei Nelson, e di Nelson ce ne è stato uno solo! “Spiacente, vecchio mio, non posso.”

“Voi siete la nostra ultima speranza. La nostra sola speranza.”

“Mi dispiace, davvero non posso.”

Struan sospirò stringendosi nelle spalle e giocò il suo asso nella manica.

“Angel!” gridò. La seconda volta lei lo sentì e tornò in compagnia del luogotenente Lloyd. “Angel, ti piacerebbe sposarti oggi, adesso?

John Marlowe può celebrare la cerimonia se vuole; che cosa ne pensi?” Travolta dallo stupore e dalla felicità, Angélique non udì quello che cercava di dirle Marlowe. L'impeto del suo abbraccio e del suo bacio lo bloccò, poi abbracciò anche Struan. “Oh, sì. Oh, sì... John, che cosa fantastica, lo farete davvero? Grazie, grazie, che notizia fantastica, ve ne prego sì, sì” implorò con un altro irresistibile abbraccio.

E Marlowe sentì se stesso dire: “Certo, perchè no, ne sarò felice” e pronunciare la sua condanna con un filo di voce mentre dentro si sentiva più agitato che mai e ancora avrebbe voluto dire no.

Il timoniere siglò l'accordo con un allegro: “Tre urrà per il capitano Marlowe, abbiamo un matrimonio a bordo!”.

 

Il pranzo fu una chiassosa festicciola prenuziale, con due o tre bicchieri di vino di qualità superiore e poco cibo, il resto lasciato da parte per dopo, perchè tutti erano troppo eccitati e ansiosi di cominciare. Una volta presa la decisione, Marlowe aveva ordinato ai suoi uomini di portare la nave al largo e poiché desiderava che la cerimonia fosse memorabile e perfetta si era trasformato nel loro sostenitore più entusiasta.

Tuttavia, prima di proporre il brindisi alla fine del pranzo, disse in tono grave: “Dio solo sa se ciò che stiamo per fare è legale, ma non ho trovato niente nei regolamenti navali che sostenga il contrario o che dica che non sia lecito; nessun riferimento all'età delle persone, si richiede soltanto che entrambi ammettano formalmente e alla presenza di testimoni di unirsi in matrimonio per libera scelta, e che firmino un affidavit che dovrà essere registrato nel libro di bordo.

Una volta a terra ci saranno congratulazioni e critiche e forse vi dovrete sottoporre anche a una cerimonia religiosa perchè entrambe le vostre Chiese faranno il diavolo a quattro”.

Ad Angélique non sfuggì il tono preoccupato. “Ma John” disse, “è tutto giusto, non è vero? Malcolm mi ha parlato delle opposizioni degli altri e in quanto a padre Leo...” arricciò il naso con disgusto, “non vi metterete nei guai per noi, vero?”

“Bando alle remore! L'ammiraglio ha dato il suo permesso e questo ci basti.” Marlowe ostentava una sicurezza che in realtà non aveva.

“Comunque ne abbiamo parlato abbastanza, ora brindiamo alla vostra salute e alle generazioni future!” Angélique accennò ad alzarsi per il brindisi ma Struan la trattenne.

“Scusa, cara, ma porta male bere alla propria salute, è una vecchia tradizione, e inoltre a bordo delle navi della Marina Reale si brinda seduti.”

“Oh, mi dispiace.” Una manica del suo abito si impigliò in un bicchiere che cadendo ne toccò un altro dando inizio a un tintinnio come di campanelle. Marlowe e Struan si precipitarono a fermarlo.

“Scusa, cara” disse Malcolm, “è soltanto un'altra vecchia superstizione marinara. Se lasci che il tintinnio di un cristallo muoia da solo, da qualche parte nel mondo un marinaio annegherà.”

“Oh.” Il volto di Angélique perse ogni allegria.

“Vorrei averlo saputo prima, chissà quante volte nel passato...”

“Oh, non c'è di che preoccuparsi” intervenne Marlowe con prontezza, “quando non le si conosce, le superstizioni non contano. Non è vero, Malcolm?”

“Sì, avete ancora una volta ragione. Vorrei proporre un brindisi ad Angélique e a John Marlowe, capitano della Marina Reale, gentiluomo e nostro migliore amico!” La piccola cabina si animò di chiacchiere e risate fino a quando Lloyd non venne ad annunciare che sul ponte era tutto pronto. Un ultimo tenerissimo bacio e poi Malcolm e Angélique salirono all'aria aperta tenendosi per mano commossi.

La nave filava col vento in poppa e a vele spiegate. Tutti gli ufficiali e i marinai che potevano allontanarsi dai loro posti erano già allineati, tirati a lustro e in alta uniforme, davanti al casseretto, mentre di fronte al capitano, accompagnato da una guardia d'onore di due marinai, stavano Malcolm e Angélique.

Marlowe aprì i regolamenti navali alla pagina giusta e fece un cenno: il trombettiere emise uno squillo di tromba, il nostromo soffiò nella sua cornamusa e tutto l'equipaggio scattò sull'attenti.

“Siamo qui riuniti davanti a Dio per unire in matrimonio ...” Le onde del mare non li disturbarono, né lì disturbò il vento che si stava alzando. Verso l'orizzonte si vedevano nembi che, senza essere ancora minacciosi, lo sarebbero potuti diventare. Sopra le loro teste il cielo era ancora sereno e Marlowe si chiese per un istante se il clima potesse essere interpretato come un segno.

Nessun motivo di preoccupazione, pensò. La cerimonia fu rapida, stranamente rapida per tutti e soprattutto per Struan che ne restò quasi deluso. Come vera nuziale aveva usato il suo anello con il sigillo. Per lei era troppo grande, tuttavia lo trattenne con cura fissandolo incredula.

“Vi dichiaro marito e moglie.”

Mentre si baciavano vi furono tre festosi urrà e Marlowe gridò: “Doppia razione per l'equipaggio!” suscitando così l'entusiasmo generale.

“Signora Struan, vorrei essere il primo ad avere l'onore di congratularmi con voi.” Angélique lo abbracciò appassionatamente con le guance rigate di lacrime per la gioia. “Grazie, grazie.”

“Di niente” rispose Marlowe imbarazzato.

Poi strinse la mano a Struan. “Congratulazioni, vecchio mio. Perché non...” Una raffica di vento breve ma intensa fece scricchiolare gli alberi. “Perché voi due non scendete, intanto? Io vi raggiungerò tra un momento.”

Poi si dimenticò di loro per occuparsi della sua nave.

“Portatela sottovento, primo ufficiale. Rotta per Yokohama. A vela fino a nuovi ordini. Accenderemo i motori per l'attracco, rischiamo di prenderci una lavata. Segnalatore, datemi il vostro taccuino. Quando saremo vicini all'ammiraglia mandate questo.”

Edward Gornt sedeva comodamente alla finestra dell'edificio Brock con i piedi appoggiati su una sedia e osservava pigramente la baia. Le nubi ormai coprivano il cielo e minacciavano tempesta, benché in quel periodo dell'anno poteva succedere che svanissero senza conseguenze.

Dietro di lui Norbert Greyforth sedeva alla sua scrivania intento alla lettura di alcuni documenti.

Avevano visto la Pearl puntare verso l'orizzonte senza attribuire a ciò alcun particolare significato. “Farà parte delle esercitazioni, immagino” aveva detto Gornt. “Non riesco ancora a indovinare cosa ci possa essere di tanto importante a bordo.”

Norbert si era limitato ad annuire, segretamente divertito dalla domanda, ed era tornato a dedicarsi alla firma e al controllo di documenti e registri. Un piroscafo da carico della Brock era arrivato in porto pronto a ripartire dopo pochi giorni e bisognava registrare ciò che restava del suo carico: cinquanta libbre di uova di bachi da seta per il mercato francese, dalle trenta alle cinquantamila uova per oncia, balle di seta grezza per il mercato londinese, oggetti in lacca, botti di sakè che cercavano di introdurre sul mercato inglese, e destinate anche ai giapponesi nelle Filippine, terraglie di poco prezzo come zavorra, carbone e qualsiasi cosa potesse trovare un mercato insieme ai resti del carico portato nel viaggio d'arrivo e ancora invenduto, che sarebbe ritornato a casa.

Alcune casse speciali contenevano fucili e oppio.

“Un sigaro?” chiese Gornt.

“Grazie.” Li accesero e rimasero in silenzio per qualche istante, assaporandoli.

“Ho preso un appuntamento con McFay per gli ultimi accordi per domani, signore” disse infine Gornt.

“Bene!” Norbert soffiò una nube di fumo e firmò l'ultimo documento. Poi suonò il campanello. Dopo pochi istanti comparve il suo capo contabile.

“Questo è tutto, Pereira.”

“Sì senhor.” Quell'uomo minuscolo dalla pelle chiara ma con gli occhi di taglio vagamente orientale era, come spesso capitava, un eurasiatico di Macao. “E le casse speciali, senhor?”

“Restano fuori dal registro, sono affidate alla cura personale del capitano.”

“Corre voce che la marina ispezioni il carico a casaccio.”

“Facciano pure. Noi non trasportiamo niente di illegale, per Dio, qualsiasi cosa decidano quegli stupidi Struan.” Norbert congedò Pereira e concentrò la sua attenzione su Gornt.

Qualche cosa lo aveva insospettito.

“Edward, forse dovrei cancellare il duello, dire questa sera stessa a Struan che accetto il suo compromesso.

La trappola è tesa, giusto?

Lo lascio andare a Hong Kong incontro ai suoi guai con la convinzione di avere vinto, giusto?”

“Si può fare.

Ma perchè risparmiargli una notte di paura? Meglio se è spaventato: perchè confortarlo? Forse che lui vi conforterebbe?” Norbert lo guardò, osservò il sottile labbro superiore piegato con maligno piacere. Rise tra sé pensando a come sarebbe stata diversa quella notte per Struan se Ketterer non fosse stato quello che era. Inoltre ora più che mai il pensiero del duello avrebbe portato via a Struan ciò che restava del suo sonno. “Non pensavo che sareste rimasto con noi, coi Brock voglio dire. Ma la vendetta è dolce anche per voi, giusto?”

“Per me, signore?” Gornt corrugò la fronte. “Io stavo pensando a voi, sono qui per servire voi, non era questa l'idea?”

“Lo era senz'altro.” Norbert nascose un sorriso di soddisfazione.

“Allora glielo diremo domani, ma adesso...”

I suoi occhi acuti si fissarono sull'orizzonte, al di là della finestra, alle spalle di Gornt.

“Non è la Pearl, quella?” Si alzò per avvicinarsi alla finestra e puntò il binocolo: era proprio la fregata.

“Mantiene la rotta” disse Norbert a bassa voce mentre Gornt si domandava che cosa volesse dire. La Pearl stava per ammainare le vele, nuvole nere la seguivano.

“Si è alzato il vento, là fuori” disse Gornt, osservando il fumo della scia disegnare angoli retti. Nella baia il resto delle navi della flotta e i mercantili erano all'ancora. Qualche nuvola bianca in cielo. Il binocolo di Norbert puntò sulla Prancing Cloud. Non succedeva niente. Poi sull'ammiraglia.

Tutto tranquillo anche lì. Di nuovo sulla fregata.

Aspettarono. La Pearl si avvicinava velocemente alla costa con la prua che faceva spumeggiare le onde.

Ancora sull'ammiraglia, niente. La fregata.

Norbert riusciva a distinguere a stento Angélique accanto a un uomo che doveva essere Struan.

“Guardate” esclamò Gornt in tono eccitato. “Là. Riuscite a vedere il segnalatore?”

“Dove? Ah, sì.”

“Sta facendo una segnalazione con le bandiere all'ammiraglia. Le prime bandiere sono i saluti d'apertura” disse in fretta Gornt.

“Il capitano di H.M.S. Pearl all'ammiraglio. Il messaggio dice... Il messaggio dice: R-I-C-H-I-ES-T-A A-C-C-O-R-D-A-T-A.”

Perplesso fissò Norbert. “Che cosa significa?”

“Tenete d'occhio l'ammiraglia per la risposta.” Gornt obbedì.

“Dove diavolo avete imparato a leggere le segnalazioni della marina?”

“A Norfolk, in Virginia, signore. Quand'ero ragazzino guardavo spesso le navi, le nostre e quelle inglesi. Era diventato un passatempo.

Poi mio padre mi comprò un libro, anzi due, uno americano e uno inglese, che riportavano quasi tutte le frasi standard e alcuni dei loro codici.

Li usavo per vincere delle piccole scommesse per conto di mio padre quando riceveva gli ufficiali, solitamente per una partita a carte. Lui e mia madre davano spesso ricevimenti sfarzosi prima del crack del cotone, quando lui perse quasi tutto il suo denaro.”

“Potete leggere qualsiasi bandiera segnaletica?

Qualsiasi codice?” chiese Norbert, chiedendosi se ci fosse un modo per sfruttare la capacità di Gornt. “Potreste leggere le segnalazioni della Struan da nave a nave o da nave a costa?”

“Se usassero codici standard internazionali si, ma temo che abbiano i loro, come le navi della Brock... un momento, c'è un messaggio dall'ammiraglia: saluti d'apertura: “Al capitano della Pearl dall'ammiraglio Ketterer.”

Poi: “Tornate immediatamente al vostro attracco”.

Poi: “Una volta all'attracco e al sicuro fate immediato rapporto all'ammiraglia” e conclude: C-O-N L-U-I.”” Gornt gettò un'occhiata a Greyforth.

“Con lui significa con Malcolm Struan?”

“Ci potete scommettere.” Gornt allontanò il binocolo e si sfregò gli occhi perchè lo sforzo di concentrazione gli aveva fatto venire mal di testa. “Ci posso scommettere?

Ma voi sapete che cosa significa tutto ciò?”

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