Gai-Jin (117 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Ho mostrato questa mia a Gordon Chen chiedendogli di commentarla qualora lo ritenesse necessario. Il nostro compratore deve, DEVE, per volontà di Dirk, partecipare alla successione del potere nella compagnia. Tua devota madre.

 

P.S. Ti voglio bene. P.P.S.

Grazie per avermi informato sulle ulteriori sciocchezze del Parlamento (per il curioso tramite del nostro acerrimo nemico Greyforth. Stai attento a lui, ha progetti loschi, come certamente saprai meglio di me). Sì, abbiamo sentito voci in proposito, anche se il governatore nega di saperne alcunché. Non appena l'ho saputo ho scritto ai nostri parlamentari chiedendo di mettere fine alla questione in caso le informazioni fossero esatte, e anche ai nostri funzionari in Bengala per avvisarli. Dopo aver ricevuto la tua lettera ho scritto nuovamente. Sarebbe davvero ora che tu tornassi a casa per assolvere di persona ai tuoi doveri dedicandoti ai nostri crescenti problemi.

 

“Doveri!” gridò Malcolm.

Appallottolò la lettera e la scagliò contro il muro con una violenza da farsi male.

Barcollando raggiunse la cassettiera e la bottiglietta con la dose della sera. La scolò d'un fiato, la scaraventò imprecando sul ripiano di quercia e nell'avvicinarsi alla poltrona quasi cadde.

“Non può farmi questo! Non può! Quella... disgraziata non può farmi una cosa simile!

“Torna solo” significa soltanto senza Angel, “per discutere”...

Non lo farò e lei non si intrometterà...”

Continuò a mescolare pensieri e maledizioni finché l'oppiaceo non entrò in circolo diffondendo il suo effetto di fatale consolazione.

Rammentò di dover leggere la seconda lettera.

Era del compratore Gordon Chen, il fratellastro di suo padre, uno dei molti figli illegittimi di Dirk Struam.

“Ne conosciamo tre” disse Malcolm ad alta voce.

 

Mio carissimo nipote: ti ho già scritto del mio dispiacere per l'incidente e le ferite che ti sono state inflitte.

Ancora di più mi dispiace la notizia dei contrasti tra te e tua madre, che rischiano di aggravarsi e potrebbero disgregare la Nobil Casa. E' dunque mio dovere entrare nel merito e suggerire una soluzione. Tua madre mi ha mostrato la sua lettera. Io non le ho mostrato la mia, né lo farò. Intendo limitarmi alla sola questione del ruolo dei tai-pan, e non mi pronuncerò sulla ragazza se non per darti il mio personalissimo consiglio: comportati come un cinese.

I fatti: sebbene tu sia formalmente l'erede del mio fratellastro, tua madre giustamente dice che non ti sei sottoposto alle cerimonie, alle attestazioni, ai voti e alle firme prescritti dal testamento del mio onorevole padre e dalle clausole di successione, condizioni necessarie alla tua nomina a tai-pan. Per essere valida, la nomina deve essere personalmente autenticata e messa per iscritto dal compratore in carica, che deve appartenere al mio ramo della Casa di Chen. Solo allora il candidato diventa tai-pan.

Prima di morire, tuo padre infatti ha investito tua madre del titolo di tai-pan, con procedure conformi a tutte le regole. Io ne sono stato testimone. Lei è dunque legalmente tai-pan e ha pieni poteri sulla Nobil Casa. Tuo padre e tua madre prevedevano che il titolo dovesse passare a te quanto prima, ma è altresì legittimo da parte di tua madre sostenere che uno degli obblighi del tai-pan sia quello di garantire di fronte a Dio l'integrità del successore, ed è anche vero che è solo il tai-pan a governare la Nobil Casa, e in particolare a scegliere la persona e il momento adatti alla successione.

Il mio unico consiglio è: sii saggio, rinuncia al tuo orgoglio, torna subito, inchinati a lei in atto di sottomissione, accetta un periodo di “prova”, riprendi le vesti del figlio ubbidiente e onora i tuoi avi, per il bene della Casa. Ubbidisci al tai-pan. Comportati come un cinese.

 

Malcolm Struan fissò la lettera che sanciva la fine di ogni illusione sul suo futuro e sul suo passato e il totale ribaltamento di prospettiva.

Allora il tai-pan è lei, Mia madre.

Se lo dice lo zio Gordon è vero! Mia madre mi ha defraudato del mio diritto di primogenitura.

Non era proprio ciò che voleva in tutti questi anni? Non ha sempre tramato, implorato, piagnucolato, macchinato ogni sorta di inganno al solo scopo di dominare mio padre, me e tutti noi? Lei e le sue esasperanti preghiere familiari quotidiane e la chiesa due volte ogni domenica, con noi che le arrancavamo dietro, quando una funzione alla domenica è più che sufficiente.

Quanto al bere, poi! “l'ubriachezza è esecrabile”, e le citazioni della Bibbia tutto il giorno, fino alla noia, le nostre vite senza divertimento, la Quaresima osservata alla lettera, i digiuni, il costante rimpianto per la genialità di Dirk Struan, che Dio lo maledica, sempre a ripetere quant'era stata terribile la sua morte in così giovane età, senza mai precisare che se n'è andato durante un uragano stringendo la sua amante cinese tra le braccia, fatto che ha destato e continua a destare scandalo in tutta l'Asia i sempre a predicare contro i mali della carne, a lamentarsi della debolezza di mio padre, della morte di mia sorella e dei gemelli...

All'improvviso Malcolm si raddrizzò sulla sedia dall'alto schienale.

Follia? Ecco cos'è! pensò. Ho gli elementi per mandarla in manicomio?

Forse è matta. Lo zio Gordon mi aiuterebbe ... ? Ayeeyah! Il matto sono io. Sono io che...

“Malcolm, è ora di pranzo.”

Lui alzò lo sguardo e parlò distrattamente con Angélique, si complimentò per la sua bellezza ma la pregò di andare a pranzo da sola, perchè lui aveva molte cose importanti da decidere, corrispondenza da sbrigare, no, niente che la riguardasse, davvero, solo alcuni problemi di lavoro mentre la sua mente non smetteva un istante di ripetere: “torna solo”, “inchinati, lei è il tai-pan”.

“Ti prego, Angélique.”

“Certo, se è questo che desideri, ma sei sicuro di sentirti bene, amore mio? Non hai la febbre, vero?” Malcolm le permise di toccargli la fronte, le afferrò la mano, la fece sedere sulle ginocchia e la baciò. Lei ricambiò il bacio, rise allegramente, si rialzò promettendo che sarebbe tornata dopo la lezione di pianoforte, lo invitò a non preoccuparsi e a indossare l'abito da sera per la fotografia, oh, vedrai come ti piacerà il mio nuovo vestito da ballo.

Angélique se ne andò e la mente di Malcolm riprese: “torna solo... lei è il tai-pan”. Come ha osato annullare l'ordine dei fucili. Che cosa ne sa lei di questo mercato?

Legalmente tai-pan. Dunque è lei a dettare legge, e può dettarla anche a me.

Di sicuro finché non avrò ventun anni, ma anche dopo. Finché lei non...

Ah, è questa la soluzione? Questo voleva dire lo zio Gordon quando scrive: da cinese? Come si comporta un cinese, è paziente? Come si comporterebbe un cinese nella situazione in cui mi trovo io?

Prima di crollare nel suo sonno particolare sorrise.

 

Poiché era un bel pomeriggio domenicale, era stata organizzata una partita di calcio sul promontorio.

Vi assistevano quasi tutti gli abitanti dell'Insediamento, convenuti a sostenere con le risse e il tifo chiassoso le parabole del pallone e i goal degli uni e degli altri, esercito contro marina, cinquanta uomini per squadra.

A metà del primo tempo il risultato era marina 1, esercito 2. In campo era consentito tirarsi calci negli stinchi, azzuffarsi, commettere ogni tipo di fallo pur di spedire la palla nella porta avversaria.

Angélique era accanto alla linea mediana con sir William e il generale, circondati da Seratard, gli altri ministri, André e Phillip Tyrer, che dopo il pranzo avevano deciso di recarsi tutti insieme alla partita.

Dietro a loro premevano, contendendosi l'attenzione della ragazza, ufficiali britannici e francesi, tra cui Settry Pallidar e Marlowe, l'unico ufficiale della marina britannica della compagnia. Jamie era poco lontano.

Quando Angélique era corsa da Malcolm per comunicargli che avrebbe sospeso la lezione di pianoforte, un'ennesima scusa per non restare poi seduta con lui, e per chiedergli se desiderava andare alla partita, lui stava ancora dormendo. Così aveva pregato Jamie di accompagnarla.

“Sì, meglio lasciarlo dormire. Gli scriverò un biglietto” disse Jamie, accogliendo di buon grado qualsiasi pretesto che l'avesse distratto dall'imminente disastro.

“Peccato che non veda la partita, come voi ben sapete Malcolm è stato un grande sportivo, un nuotatore provetto, e giocava molto bene a cricket, e a tennis, naturalmente. E' triste che... che lui non sia più quello di prima.” Angélique si accorse che Jamie era cupo quanto Malcolm, ma non ci fece caso, gli uomini sono spesso seri, pensò, contenta di non doversi trovare da sola in mezzo agli altri. Dal grande giorno in cui ciò che le cresceva dentro aveva cessato di esistere e lei era tornata più in salute che mai preferiva non rimanere sola con nessuno di loro. Tranne che con André. Con suo grande piacere André era cambiato, non la minacciava più, non alludeva mai all'aiuto prestatole né a quanto lei voleva dimenticare, non la fissava più con quel suo sguardo pesante, di una crudeltà troppo facile da interpretare, anche se era sicura che quel lato della sua personalità era soltanto sopito.

Devo mantenere la sua amicizia, pensò, consapevole della precarietà della sua posizione. Ascoltalo ma stai attenta. A volte quello che dice è giusto: “Dimenticate quanto è accaduto, non è mai accaduto”.

André ha ragione. Non è successo niente. Niente, tranne che lui è morto.

Io amo Malcolm, gli darò dei figli, sarò un'ottima moglie e il nostro salotto a Parigi sarà...

Fu distratta da un boato. Un gruppo di giocatori della marina aveva infilato il pallone nella porta avversaria, ma l'esercito l'aveva respinto e ora si era scatenata una rissa, perchè la marina rivendicava il goal e l'esercito lo contestava.

Decine di marinai invasero il campo, furono subito raggiunti dai soldati e si scatenò una rissa di proporzioni immense. I mercanti e gli altri urlavano eccitati, godendosi lo spettacolo mentre l'arbitro, Lunkchurch, tentando disperatamente di tenersi fuori dalla mischia, si dava da fare per riportare l'ordine in campo.

“Oh, guardate... tutti tirano calci a quel poveretto, lo uccideranno!”

“Non preoccupatevi, Angélique, stanno solo scherzando un pò pesantemente, perchè è chiaro che non era un goal” la rassicurò il generale, poco interessato al destino di un malcapitato marinaio. Sir William si agitava quanto gli altri, ritenendo che una bella rissa servisse ad alleggerire gli animi. Tuttavia, consapevole della presenza di Angélique, si sporse verso il generale. “Thomas, dovremmo far riprendere il gioco, che ne dite?”

“Giusto.” Il generale chiamò Pallidar.

“Separateli, per piacere, riportateli alla ragione.”

Pallidar dei dragoni scese in campo, impugnò la pistola e sparò un colpo in aria. Tutti si fermarono. “Ascoltatemi bene” gridò, “uscite tutti dal campo, tranne i giocatori.

Ordine del generale: se scoppierà un'altra rissa la partita verrà sospesa e tutti quelli coinvolti saranno puniti.

Sbrigatevi!” Alcuni si allontanarono zoppicando, altri vennero trascinati via di peso. Mentre il campo si andava liberando, Pallidar riprese: “Dunque, signor arbitro, era goal o no?”.

“Be', capitano, si e no, vedete...”

“Lo era o non lo era?” Scese un silenzio pesante come il piombo.

Lunkchurch sapeva che qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata sbagliata. Tanto valeva attenersi alla verità: “Goal per la marina!”.

Tra applausi e contro applausi, minacce e contro minacce, Pallidar, impettito e fiero di sé, tornò al suo posto.

“Oh, Settry, che coraggio!” Il tono pieno di ammirazione di Angélique ingelosì Marlowe e gli altri.

“Bel lavoro, vecchio mio” disse Marlowe controvoglia mentre il gioco” meglio la lotta, ricominciava, accompagnato dagli applausi e dalle bestemmie degli spettatori.

“Bel gioco davvero, eh, Thomas?” disse sir William.

“Quello non era goal, l'arbitro è un...”

“Sciocchezze! Scommetto cinque ghinee che vince la marina.” Sir William notò con piacere che il collo del generale si era fatto ancora più paonazzo, e quel particolare lo aiutò a dimenticare il cattivo umore. Era angustiato dai dissidi dell'Insediamento e della Città Ubriaca, da lettere irritanti e da lamentele provenienti dalla Bakufu e dalla Dogana, e non si era scordato della stupidità dimostrata dal generale durante i tumulti.

A quei problemi, con l'ultima posta, si erano venute ad aggiungere le pessime notizie del Foreign Office, che comunicava il venir meno del sostegno finanziario del Parlamento, preludio a pesanti tagli del personale diplomatico: “Se anche le casse dell'Impero dovessero straripare, quest'anno non ci sarà alcun aumento salariale.

La guerra americana si preannuncia come la più brutale della storia, a causa delle munizioni di bronzo, dei fucili a retrocarica, delle pistole automatiche e dei cannoni a caricamento posteriore di recente invenzione; con la sconfitta delle forze dell'Unione a Shiloh e la seconda battaglia di Bull Run, al momento si prevede che la guerra sarà vinta dai Confederati.

Quasi tutti gli esperti della City vedono nel presidente Lincoln un uomo debole e inetto, ma, caro Willie, la politica di Sua Maestà rimane la stessa: sostenere entrambe le parti, abbassare la testa e tenersi ben fuori da questa storia...”.

Anche le notizie sull'Europa erano preoccupanti: le truppe cosacche avevano nuovamente massacrato i polacchi mentre dimostravano a Varsavia contro il dominio russo; il principe von Bismarck era stato nominato ministro-presidente della Prussia e probabilmente si preparava alla guerra per contrastare le mire espansionistiche della Francia; l'Impero austro-ungarico e la Russia sembravano di nuovo sul punto di aprire le ostilità; gli inevitabili scontri nei Balcani proseguivano...

E così via, fino alla nausea, pensò sir William indispettito. Non cambia mai niente! Figurarsi se la Bakufu manterrà le promesse; così io sarò costretto a passare alle maniere forti, dovrò insegnare ai giapponesi che una promessa è una promessa se viene fatta all'Impero britannico, per Dio, perchè bisogna anche ricordare a Zergeyev, Seratard e agli altri chi comanda qui.

La soluzione più semplice sarebbe bombardare Edo, li metterebbe subito in ginocchio. Ma devo fare i conti con Ketterer, chissà se quell'impresa degna dei libri di storia non gli abbia fatto cambiare idea.

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