Gai-Jin (124 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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“Siete un vero amico, il migliore che io abbia mai avuto. Scusate se sono stato cattivo con voi.” Jamie gli strinse calorosamente la mano. “Nient'affatto, meritavo quelle parole. Non mi avete fatto un torto. Tai-pan... per favore, sarebbe così facile.”

“Grazie, ma non voglio.”

Per l'ennesima volta, Malcolm fu costretto a riconoscere di non essere Dirk Struan e di non poter fare ciò che il tai-pan avrebbe fatto in quella circostanza, sottraendo esplicitamente le lettere o gettando il pacco in mare. Prima della Tokaidò forse ne avrei avuto il coraggio, ma adesso... adesso sto cinquanta volte peggio. Tokaidò, sempre la Tokaidò, pensò, sul punto di urlare per l'umiliazione.

Quella parola sembrava marchiata a fuoco nella sua vita. “Devo affrontare la situazione da solo.”

Scese a terra e si diresse zoppicando verso il palazzo Struan. La bottiglietta era piena, ma non ne bevve neppure un sorso e la rimise con decisione nel cassetto. Trascinò a fatica la poltrona più vicino alla finestra e vi sprofondò con sollievo.

Vincerò, si ripromise. Dio, ti prego, aiutami. Non so come, ma conquisterò Angélique, sconfiggerò il dolore, l'oppio, la Tokaidò, Tess e vincerò...

Dormì un sonno tranquillo e riposante. Al risveglio trovò Angélique seduta al suo fianco, che gli sorrideva.

“Buonasera, amore mio, hai dormito bene! E' quasi ora di cambiarci per la festa.” Le brillavano gli occhi. Si avvicinò, lo baciò e si inginocchiò accanto a lui. “Come stai?”

“Vederti mi rende felice.” Sebbene la sua voce fosse piena d'amore, non poteva celare l'intima preoccupazione.

Angélique decise di distrarlo dalla sua abituale serietà per consentirgli di divertirsi in quello che lui stesso le aveva prospettato come un vero e proprio festeggiamento.

“Ho una sorpresa per te” disse con malizia.

“Cosa?” Si alzò e volteggiò nella stanza nel suo frusciante vestito da pomeriggio.

All'improvviso rise, gridò “Guarda!” e sollevando gonne e sottovesti mostrò in tutta la loro lunghezza le gambe perfette esaltate dalle calze di seta fermate da provocanti giarrettiere sotto le ginocchia, da un reggicalze e da culottes a balze. Malcolm, che si aspettava i tradizionali ingombranti mutandoni rimase a bocca aperta.

“Dio santissimo...” mormorò.

“E' solo per il tuo piacere, amore mio” rispose lei arrossendo per la sua audacia, compiaciuta della reazione di Malcolm. Poi alzò vezzosamente le gonne fin sulla testa per un istante e le lasciò subito ricadere.

“E' l'ultima moda” disse quasi senza fiato agitando il ventaglio, “basta con i mutandoni! Non si useranno più. I giornalisti del “Figaro” dicono che al giorno d'oggi, per il piacere segreto dei loro amanti, alcune delle signore più famose di Parigi quando vanno all'Opéra non portano nemmeno le culottes.”

“Non osare imitarle” disse Malcolm ridendo con lei, contagiato dalla sua esuberanza.

La prese per mano e se la tirò in grembo.

“Impazzirci all'idea.” Angélique affondò la testa sulla sua spalla, felice che lo stratagemma avesse funzionato. “Ho deciso di sussurrarti nelle orecchie di essermi dimenticata di metterle, ogni tanto, mentre ceneremo insieme o balleremo, per il gusto di prendere in giro il mio principe azzurro. Ma solo dopo che saremo sposati, e per scherzare un pò. Questa nuova moda che ha abolito i mutandoni, chéri, non ti disturba, vero?”

“No, davvero” rispose lui con disinvoltura mentre in cuor suo era un pò contrariato. “Se è la moda è la moda.”

“Hai detto che questa sera dobbiamo festeggiare qualcosa?” Malcolm si incupì. “Sì, ma non è più così. Ti prego, abbi pazienza, Angel. Tra qualche giorno te ne spiegherò la ragione, sono stato costretto a rimandare un pò. Nel frattempo, sappi che ti amo, ti amo tantissimo.”

In serata il tempo diventò variabile, ma ciò non influì sullo spirito generale della festa.

La grande sala da pranzo del palazzo Struan era stata concepita per i ricevimenti e nessun altro spazio privato dell'Insediamento, a eccezione del circolo, poteva competere in sontuosità. I trenta ospiti in abito da sera o in alta uniforme sedevano davanti ad argenterie scintillanti, bicchieri di cristallo e finissime porcellane cinesi. Hoag aveva declinato l'invito poiché era febbricitante.

La cena si prolungò in un susseguirsi di ricche portate. Poi, accompagnati da un boato di approvazione, gli inservienti spostarono il lungo tavolo contro il muro per il ballo. Non accadeva spesso, ma era quasi diventato un obbligo quando Angélique era presente perchè tutti gli ospiti desideravano ballare con lei.

Tutti tranne Jamie, per quella sera, che durante lo spostamento del tavolo si congedò da Malcolm: “Vogliatemi perdonare, ma non me la sento di ballare, e non sarò della compagnia, tai-pan”.

“Abbiamo giurato entrambi che ci saremmo dimenticati dell'incidente di oggi.”

“Non è per quello, ho solo bisogno di riordinare le idee.”

Angélique, l'unica donna presente quella sera, come Hoag, le altre due signore che vivevano nell'Insediamento avevano addotto la scusa di un malanno per non partecipare alla festa, volteggiava tra le braccia dei suoi cavalieri al tempo vivace dei valzer e delle polke suonate da André Poncin sul pianoforte a coda importato quella primavera.

La regola stabiliva un ballo per ospite e le consentiva una pausa ogni quattro balli o di fermarsi in qualsiasi momento. Era raggiante e indossava un nuovo vestito di seta rossa e verde, solo in parte sagomato dalla crinolina, che sottolineava il suo vitino di vespa e il seno procace, coperto al minimo secondo la moda di Parigi, tanto deprecata dagli uomini di chiesa quanto apprezzata da tutti i presenti.

“Basta, mes amis” disse dopo un'ora, suscitando le proteste e le suppliche di coloro che ancora non avevano ballato con lei. Si avviò allegramente verso Malcolm agitando il ventaglio.

Seduto a capotavola su una grande sedia in legno di quercia scolpito, Malcolm si era lasciato rabbonire dal vino e dal brandy.

Al pari di tutti gli altri, si divertiva a osservarla, sebbene si sentisse come sempre molto frustrato per non aver potuto pretendere l'onore del primo e dell'ultimo ballo, come sarebbe stato suo diritto.

Quando Angélique si fu accomodata sul bracciolo della sedia, lui la cinse alla vita e accolse felice le sue braccia intorno alle spalle.

“Balli magnificamente, Angel.”

“Nessuno di loro balla bene come te” sussurrò lei.

“Il modo in cui balli è stata la prima cosa che mi ha affascinato di te, mio principe azzurro...” Fu interrotta da un'ovazione di gioia in sala. Con suo imbarazzo e disappunto, le dita di André Poncin cominciarono a suonare le prime, lente e seducenti note di un cancan. Infastidita, Angélique scosse il capo e non accennò a muoversi.

Con sua sorpresa, Pallidar e Marlowe si portarono al centro della sala accompagnati da voci di approvazione. Si erano legati due asciugamani sopra le uniformi in guisa di gonne e quando la musica accelerò si cimentarono nell'imitazione grottesca delle mosse di quel ballo che, fuori da Parigi, destava scandalo in tutto il mondo civile.

Ballando sempre più velocemente, sollevavano le finte gonne arrivando quasi a coprirsi il volto e contemporaneamente scalciavano verso l'alto, nell'ilarità generale, tra le battute e i veloci battimani di quasi tutti i presenti. Infine, rossi in volto e sudati nelle uniformi aderenti, si cimentarono in una coraggiosa spaccata e caddero l'uno sull'altro suscitando applausi assordanti e grida: “bis, bis”.

Ridendo come tutti, Malcolm si liberò con garbo dalla tenera stretta di Angélique che si precipitò ad aiutarli a rimettersi in piedi e a congratularsi con loro per la faticosa esibizione.

Pallidar, ansante, finse di essersi fatto male. “Credo di essermi messo fuori combattimento per un pò la schiena.”

“Champagne per l'esercito e rum per la marina” gridò lei prendendoli entrambi sotto braccio e portandoli sorridente da Malcolm perchè ricevessero anche i suoi complimenti. “Meglio che io non balli il cancan, vero caro?”

“Sarebbe eccessivo.”

“Davvero” disse Marlowe.

“Sì” ribadì Malcolm, scambiando con Angélique un sorriso d'intesa, piacevolmente eccitato.

 

Quando riprese a suonare, André scelse un valzer.

Così ora nei suoi volteggi Angélique mostrava le caviglie, senza comunque rivelare l'inquietante mancanza dei mutandoni. Era stato lui a farle vedere l'articolo sul “Figaro” e a incoraggiarla, condividendo poi il segreto.

Per tutta la sera si era divertito a osservare Angélique e i suoi corteggiatori, Babcott che li sovrastava tutti, lo splendido Pallidar, e Marlowe che cercava di escluderlo dalla cerchia più intima, compiaciuto di quel segreto e, per quella sera, anche della doppia vita che conduceva. Angélique ballava con sir William.

Mentre le mani scorrevano sulla tastiera André lasciò vagare la mente. Cosa farebbero se sapessero quello che so io, rideva tra sé, la storia degli orecchini, dell'aborto e di come mi sono disfatto delle prove? Le volterebbero le spalle come a una lebbrosa, tutti quanti, compreso quel cascamorto di Struan, anzi, lui prima di ogni altro.

Se le cose fossero diverse e io mi trovassi a Parigi con lei, sostenuta dal potere e dal denaro della Nobil Casa e da un marito innamorato ma invalido, di quanti altri segreti potrei impossessarmi! Dopo essere diventata un'esperta nelle arti femminili più spietate ed essersi affilata gli artigli, lei diventerebbe un mito, sarebbe la benvenuta in ogni casa di piacere e in ogni letto, e una volta provato il Grande Gioco, oh, questa furbissima gallinella continuerebbe sicuramente a beccare con gusto.

E nel mio letto? Prima o poi ci cascherebbe di sicuro, se insistessi, ma adesso non la desidero più e non la possiederò, se non per vendetta.

E' molto più divertente usarla come giocattolo, e in questo mondo i divertimenti sono così pochi...

“Ottima idea, André!” esclamò Phillip Tyrer in piedi davanti al pianoforte. “Settry dice che siete stato voi a orchestrare tutto.”

“Cosa?”

“Il cancan!”

“Ah, sì” rispose André. Suonò le ultime note del valzer e staccò le mani dalla tastiera. “Facciamo una pausa, beviamoci qualcosa” propose, deciso ad approfittare di quella situazione semi pubblica per riportare Tyrer a una giusta modestia.

“Ho sentito dire che il contratto di una certa signora non ha niente da invidiare al salario di un ministro” disse in francese, notando che il giovane era avvampato per l'imbarazzo e si guardava intorno per accertarsi che nessuno avesse udito.

“Mio Dio, non sarei mai indiscreto. Phillip, amico mio, non preoccupatevi, tengo presente il vostro bene.” Sorrise, ripensando al loro scambio al castello di Edo. “Gli affari di cuore non hanno niente a che vedere con gli affari di stato, anche se sono convinto che la Francia dovrebbe dividersi il mondo con la Gran Bretagna, vero?”

“Io... sono d'accordo, André. Sì, io... le mie trattative non stanno andando molto bene, temo, sì, sono arrivate a un punto morto.”

“Meglio se parliamo in francese, eh?”

“Sì, avete ragione.” Tyrer si asciugò l'improvviso sudore dalla fronte con il fazzoletto come un damerino. “Non avrei mai pensato che sarebbe stato così difficile.” André lo invitò ad avvicinarsi. “Ascoltate, vi suggerisco un modo per sistemare la faccenda: questa sera non vedete la ragazza, anche se avete un appuntamento.” Quasi scoppiò a ridere per la reazione di sconcerto di Tyrer. “Quante volte vi ho detto che qui ci sono pochi segreti. Forse posso aiutarvi... se avete bisogno di aiuto.”

“Oh, sì, sì, ve ne prego.”

“Allora...” Si voltarono entrambi verso il tavolo della roulette sistemato in fondo alla sala, richiamati dall'entusiasmo per la vincita di Angélique, che aveva puntato tutto sul doppio zero. Quella sera non si giocava a soldi, ma con monete cinesi di bronzo, senza valore. Vargas faceva il croupier.

Tyrer sospirò.

“Fortunata nel gioco e fortunata in amore.”

“Sa come muoversi” commentò duro André, irritato con lei, “dovreste imparare anche voi. Cominciate con il disertare l'appuntamento di questa notte con Fujiko; oh, lo so che Raiko lo ha fissato dietro vostra pressante richiesta. Devo precisare che non è stata Raiko a informarmi, ma una delle cameriere. Non andateci, non avvisate neppure, andate invece in un'altra casa, magari alla Casa del Giglio, e prendete una ragazza qualsiasi, la più carina si chiama Yuko.”

“Ma André, non voglio...”

“Se non volete fare l'amore con lei, convincetela a soddisfarvi in qualche altro modo, ubriacatevi, o fingete di essere ubriaco. Fidatevi di me, il denaro sarà stato ben speso. Domani, quando Nakama vi parlerà di Fujiko, o alluderà al contratto o a Raiko, fingete grande distacco, e domani sera ripetete il gioco.”

“Ma...”

“Ogniqualvolta Nakama solleverà l'argomento, reagite con disinvoltura, dite solo che la Casa del Giglio è molto più allettante e ordinategli di non parlarne più, in particolare con Raiko.

Vi è chiaro fino a qui?”

“Sì, ma non vi sembra ...”

“Fate come vi dico, se non volete che vi facciano impazzire e pagare per Fujiko un prezzo spropositato. Vi costerà parecchio comunque, Phillip, ma non importa, non è giusto che vi riducano sul lastrico, è una questione di prestigio. Non parlate di questo piano con Nakama e seguitelo per almeno una settimana.”

“Dio mio, André, una settimana?”

“Tre sarebbero meglio, amico.” André era divertito dalla espressione infelice di Tyrer. “Non solo vi faccio risparmiare un'enorme somma di denaro, ma anche un mare di umiliazioni. E' importante che vi comportiate come se non teneste tanto alla faccenda e come se foste anche contrariato dai ritardi, dagli appuntamenti cancellati e dal prezzo esorbitante richiesto da Raiko. Un ufficiale importante come voi! E' un buon argomento da sottolineare con Nakama, una o due volte. Non di più: è un tipo sveglio, no?”

“Sì, certo, e sa molte cose.” Sì, pensò André, e presto mi dirai tutto, sia quello che ti ha raccontato che quello che sono arrivato a capire da solo. E' interessante il fatto che lui parli inglese, grazie a Dio le mie spie tengono le orecchie, oltre che gli occhi, molto bene aperte. Questo spiega molte cose, anche se non capisco perchè quando l'ho incontrato da solo con me non ha parlato né inglese né giapponese. Dev'essere stato Willie a ordinarglielo.

“Ora” proseguì calmo, “Raiko mi chiederà decine di volte di intercedere presso di voi e combinare un appuntamento. Dopo una settimana accetterò con riluttanza. Non lasciate che sia Nakama a farlo, non rendetelo partecipe del gioco, e quando vedrete Raiko o Fujiko, comportatevi con durezza. Dovrete essere molto convincente, Phillip.”

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