Gai-Jin (86 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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Malcolm Struan era piacevolmente assopito su un'alta sedia di velluto rosso, sul suo grembo e sul pavimento intorno giacevano fogli sparsi, lettere e ordini.

La porta comunicante era aperta e quella che dalla sua stanza dava in corridoio appena accostata. Avevano deciso così, perchè era più sicuro, avrebbero avuto molto tempo in futuro per l'intimità.

A volte lui arrivava presto, dirigeva gli affari dal suo boudoir fino a mezzogiorno e poi si riposava qualche minuto in attesa del pranzo; a volte non la veniva a trovare ma rimaneva nella suite, altre ancora scendeva zoppicando negli uffici.

La invitava spesso a raggiungerlo, ma lei sapeva che si trattava solo di cortesia, perchè il piano inferiore era territorio maschile. Era contenta che lui lavorasse, McFay le aveva detto che “da quando il tai-pan ha preso il comando, tutti sono più diligenti, coviamo grandi progetti e gli affari della compagnia cominciano a girare...”

Anche in lei tutto girava al meglio. Nessuna paura dell'indomani . Al contrario, la allettava la prospettiva di incontrare André alla Legazione francese. Insieme avevano escogitato una scusa, e l'indomani si sarebbe trasferita alla Legazione per tre giorni, in attesa che la sua stanza venisse ridipinta e che fossero pronte le tende nuove di seta che aveva scelto per le finestre e il baldacchino.

“Ma Angel” aveva obiettato Struan, “ci fermiamo qui solo per poche settimane ancora, è una spesa davvero...”

Lo aveva convinto con un bacio e un sorriso. Là, comincio ad amarlo davvero e adoro questo gioco di poter avere tutto quello che voglio.

Sorrise e riprese a scrivere:

 

Cara Colette, ho più energia di quanta non ne abbia mai avuta.

Vado a cavallo ogni giorno: anche se non si possono fare escursioni, e l'Insediamento è un pò soffocante, galoppo tantissimo all'ippodromo con Phillip Tyrer, Settry (Pallidar), il miglior cavallerizzo mai conosciuto, e a volte con ufficiali della cavalleria francese e inglese e, certo, con il povero Marlowe che si sta dimostrando un tesoro di uomo ma purtroppo, devo dirlo, non sa stare su un cavallo. Sono tutti partiti tre giorni fa per Edo, dove sir William e i ministri hanno avuto il grande INCONTRO con il Consiglio dei ministri locale e con il loro re che chiamano shògun.

Malcolm sta migliorando, purtroppo molto lentamente perchè cammina ancora male, ma è magnifico.

Salvo quando arriva la posta (due volte al mese), e diventa furioso con tutto e con tutti, anche con me. Ma è solo perchè riceve sempre lettere da sua madre (comincio a odiarla) che si lamenta perchè lui sta qui e non torna a Hong Kong.

Tre giorni fa è andata peggio del solito. E' arrivato un veliero della Nobil Casa e questa volta oltre alla lettera c'era un ordine a voce trasmesso dal capitano, che ha detto: “Apprezzerei, signore, se voleste salire a bordo dopo che avremo scaricato le merci speciali. Abbiamo l'ordine di scortare voi e il dottor Hoag a Hong Kong al più presto...” Mai sentito un linguaggio del genere, Colette! Credevo che al povero Malcolm venisse un colpo apoplettico. Il capitano prima si è accasciato e poi è scappato via. Ho nuovamente implorato Malcolm di accondiscendere al volere di sua madre ma... si è limitato a ringhiare “andremo quando lo deciderò io, per Dio. Non ne parlare mai più! ”. Yokohama è MOLTO noiosa, vorrei davvero tornare a Hong Kong e alla civiltà.

Per passare il tempo leggo tutto quello su cui metto le mani (ho scoperto con sorpresa che i giornali, anche a prescindere dalla moda e dalle notizie sulla vita a Parigi mi interessano e mi fanno capire quanto ho da imparare).

Ma mi devo preparare, per intrattenere gli ospiti importanti, non solo le loro mogli, nei ricevimenti che dovrò dare per mio marito. Così ho intenzione di informarmi sul commercio: l'oppio, il tè, il cotone e i bachi da seta... Ma bisogna stare MOLTO attenti.

La prima volta che ho cercato di parlare di un articolo che raccontava del terribile stato in cui versa l'industria francese della seta (ragione per la quale i bachi da seta giapponesi hanno tanto valore)

Malcolm mi ha detto: “Non affaticare la tua bella testolina con queste
cose, Angel. Non sono riuscita a dirgli una parola, nemmeno per sbaglio, anzi ha perso addirittura la calma quando gli ho detto che la Struan dovrebbe aprire una fabbrica di seta in Francia...

Oh, carissima Colette, vorrei che tu fossi qui, così potrei confidarmi con te a cuore aperto.

Mi manchi, mi manchi, mi manchi...

 

Il pennino d'acciaio sulla cannuccia d'osso si mise a spandere.

Lei lo asciugò con cura e ne pulì la punta con facilità.

Alla penna d'oca, in uso fino a qualche anno prima, avrebbe dovuto fare una punta nuova con uno speciale coltellino, e sarebbe durata solo per una pagina o due. Queste penne Mitchell invece, prodotte industrialmente a Birmingham in molte fogge per solleticare il gusto e il piacere di scrivere, duravano giorni.

Dietro di lei Struan si stiracchiò senza svegliarsi. Quando dorme ha un viso disteso, pensò lei. Pulito e forte.

La porta si aprì ed entrò Ah Soh.

“Signorina, il pranzo, qui o da basso?”

Struan si destò subito. “La padrona mangia qui” disse brusco in cantonese, “io invece mangerò da basso, in sala da pranzo. E di' ai cuochi che voglio un pranzo eccellente.”

“Si, tai-pan.” Ah Soh scappò via.

“Cosa le hai detto, Malcolm?”

“Che tu mangerai qui, e io di sotto. Ho invitato Dmitri, Jamie e Norbert.” Guardò la sua sagoma in controluce. “Sei splendida.”

“Grazie. Posso mangiare con voi? Lo preferirei.”

“Mi dispiace, dobbiamo discutere di affari.”

Si alzò con grande fatica e prima di prendere i due bastoni che lei gli porgeva, l'abbracciò. Angélique si lasciò stringere con un sospiro, nascondendogli l'irritazione per essere stata esclusa ancora una volta.

Chiusa in questa stanza, solo a scrivere, leggere e aspettare.

Che noia.

 

Lun numero due tagliò in quattro una succulenta torta di mele, distribuì le fette su degli eleganti piatti di peltro, le ricoprì con una panna densa e le servì a ciascun commensale.

“Dio onnipotente, dove diavolo l'hai trovata?”

chiese Norbert Greyforth. Dmitri gli fece eco con pari entusiasmo

“Che io sia dannato.”

“La panna, intendi?” McFay ruttò.

“Pardon. E' un omaggio del tai-pan.

“ Dmitri se ne riempì la bocca. “L'ultima volta che ho mangiato panna è stato a Hong Kong sei mesi fa, accidenti che buona. E una nuova esclusiva della Nobil Casa?” Malcolm sorrise soddisfatto dei complimenti. “Il nostro veliero arrivato due giorni fa ha portato clandestinamente tre mucche. Le abbiamo scaricate di notte e con l'aiuto del furiere, per evitare che ce le rapiscano o che la Dogana giapponese le sequestri, le abbiamo confuse tra i cavalli.

Sono guardate a vista giorno e notte.” Quella panna completava un pranzo molto generoso: arrosto di manzo con patate e verdure fresche, tortino di fagiano selvatico, formaggi inglesi e francesi, innaffiato con birra, Chateau Haut-Brion del '46, un eccellente chablis e porto.

“Se si adatteranno al clima, abbiamo intenzione di avviare un allevamento e una produzione di latticini parallela a quella di Hong Kong. E' stata un'idea di Jamie, e naturalmente i prodotti saranno a disposizione di tutti.”

“E costeranno il solito “nobil” prezzo?” disse Norbert con sarcasmo, visibilmente irritato di non essere stato avvertito della nuova iniziativa di Casa Struan.

“Con un guadagno, certo, ma a un margine ragionevole” rispose Struan. Aveva ordinato che gli fossero mandate subito delle mucche da Hong Kong non appena era giunto all'Insediamento. “Ne vuoi ancora, Dmitri?”

“Grazie, una torta proprio buona, Malc!”

“Che notizie ci sono da casa?” intervenne Jamie per rompere la tensione tra Struan e Norbert Greyforth.

“Pessime. Terribili. I contendenti sono arrivati allo scontro e con i fucili e l'artiglieria a lunga gittata i morti sono tanti, è un massacro mai visto. Merda, il Nuovo Mondo è impazzito.”

“Tutto il mondo è impazzito, vecchio mio” commentò Norbert.

“Ma la guerra consente ottimi affari a qualche fortunato. La Brock” aggiunse per provocare Struan, “dispone di tutto lo zucchero hawaiano di cui si possa aver bisogno, e a prezzi ragionevoli.”

“Sarebbe una bella novità, qualcosa di ragionevole” ribatté disinvolto Dmitri, che sapeva quali ingenti perdite aveva subito la Struan dopo il bel colpo di Tyler e Morgan Brock, ma non era disposto a scomporsi.

Non mi interessa la loro guerra, io devo già preoccuparmi della mia.

Buon Dio, come andrà a finire? “La guerra non è mai un bene per la gente. Dannazione, avrà dei costi enormi. Avete sentito che Lincoln ha finalmente convinto il Congresso a istituire una tassa sul reddito per sostenere le spese belliche?” Gli altri tre abbassarono i cucchiai.

“E di quanto?”

“Tre centesimi per ogni dollaro” rispose disgustato Dmitri suscitando l'ilarità generale.

“Ne sei sicuro?”

“L'ho saputo oggi, notizie portate dalla Calif Belle.”

“Tre per cento? Ti è andata maledettamente bene, Dmitri” commentò Jamie, che aveva quasi finito il suo piatto. “Mi aspettavo il quindici.”

“Sei matto? Si sarebbe scatenata una rivoluzione.”

“Quella ce l'avete già. Comunque, il tre per cento è quanto paghiamo noi, e nel vostro caso è solo per tre anni... un attimo” disse Jamie alzando la voce, “così almeno ha promesso Lincoln per convincere il Congresso. Tre anni, secondo l'ultimo Frisco Chronicle.”

“Sì, ma sai come sono i politici, Jamie. Una volta che una tassa passa al Congresso, o al Parlamento, non la tolgono più. Maledetto il Congresso, tutti imbroglioni. Il tre per cento sarà solo l'inizio.”

“Hai ragione” sentenziò Norbert, altrettanto scontento, poi si rivolse a Lun: “Si, ne prendo un'altra fetta, con molta panna. Hai ragione sulle fottute tasse! Quel dannato Peel, è stato lui a inventare le tasse, e si è rimangiato la promessa di abolirle dopo tre anni, esattamente come farà Lincoln. I politici sono bugiardi ovunque ma Robert Peel avrebbe meritato la frusta.”

“Robert Peel è lo stesso che ha inventato il corpo di polizia?” chiese Dmitri versando sul piatto un'altra cucchiaiata di panna.

“Sì, proprio lui. Un'ottima idea, anche se non soltanto sua. Ne avremmo bisogno anche qui, non c'è dubbio, ma le tasse sul reddito?

Mostruoso!”

“Peel è stato un buon primo ministro” disse Malcolm. “Ha...” Norbert lo interruppe. “Prima del '15, durante le guerre napoleoniche, ci hanno tassati due volte, ed era giusto, ma nel '15, subito dopo Waterloo, questa tassa è stata abolita per sempre, grazie a Dio.

E chi diavolo ha costretto Peel nel '41 a ripristinarla, sette pence alla sterlina, il tre per cento, come ha detto Jamie? Solo per tre anni, diceva. Ma non se l'è mai rimangiata, lui e tutte le canaglie che lo hanno seguito! Non la toglieranno mai, e scommetto venti ghinee contro un penny bucato che neanche Lincoln la toglierà mai.

Ti hanno incastrato, vecchio Dmitri, come siamo incastrati noi, per colpa di Peel. Quello stupido bastardo” aggiunse di proposito per irritare Struan, anche se in verità condivideva il suo giudizio sulla politica generale di Peel.

Struan aveva perso quasi tutto il buonumore. “Brandy, Lim, poi chiudi quella porta!” Lim riempì i bicchieri fino all'orlo e uscì con gli altri quattro camerieri in livrea.

Norbert ruttò.

“La panna era molto buona, giovane Malcolm. Ora, a cosa devo l'onore di questo banchetto?” L'atmosfera intorno al grande tavolo cambiò. Divenne più tesa.

“E' una questione che ci riguarda tutti. Il fatto che sir William ci abbia esclusi dall'incontro con lo shògun e la Bakufu.”

“Sono d'accordo che quella canaglia andrebbe fatta fuori. Non ho mai sentito una cosa simile in tutta la mia vita!”

“Sì” disse Struan. “All'incontro doveva essere presente come minimo un nostro rappresentante.”

“Giusto” disse Dmitri seriamente, senza smettere di pensare alla sua terra. Un suo fratello era già morto. Dovunque c'erano sommosse per il cibo. “Il nostro rappresentante non è malvagio, ma è uno Yankee.

Io mi sono offerto come vice ma mi ha risposto picche. Cos'hai in mente, Malc?”

“Una delegazione congiunta per assicurarci che non accada più, un'immediata rimostranza al governatore e...”

“Stanshope è un cretino” commentò Norbert con un sorriso freddo.

“Ma farà sicuramente quello che vostra madre vuole.”

“Non è un nostro burattino, se è questo che intendete” rispose Struan con voce e occhi gelidi.

“Burattino o meno” disse Dmitri, “licenzierà zia Willie?”

“No” precisò Struan. “Una decisione simile deve partire da Londra.

A mio avviso, se sir William non accetterà di farci partecipare alle future trattative, chiederemo a Stanshope di insistere ufficialmente; non può sottrarsi, dopo tutto siamo noi a pagare le tasse, e in Cina trattiamo direttamente con gli indigeni, perchè non anche qui? Se siamo uniti, non ci sarà difficile. Norbert?”

“Pur di non complicarsi la vita quella canaglia accetterà qualsiasi cosa, ma non servirà a niente.”

Il volto di Greyforth si indurì.

“Il nostro vero problema non è William, ma l'ammiraglio. Abbiamo bisogno di un nuovo ammiraglio. E molto più importante che eliminare William. E lui che si rifiuta di bombardare quei bastardi come dovrebbe. E' lui, non William, qualsiasi scemo lo capirebbe.”

Norbert finì il suo brandy, riempì ancora il bicchiere e, fingendo di non notare lo sconcerto e l'irritazione che la sua frecciata aveva provocato in Struan e McFay, proseguì. “Devo complimentarmi ancora per la panna, ma il brandy non è all'altezza.

Posso farvi avere una botte del nostro Napoleon?”

A fatica Struan riuscì a controllarsi. “Perché no? Magari è migliore.

Avete anche una migliore soluzione per questo problema?”

“La mia soluzione è nota” rispose Norbert con crudezza. “Pretendere che ci consegnino gli assassini di Canterbury e che ci paghino il risarcimento e, se non accade, radere al suolo Edo tre giorni dopo.

Quante volte lo devo ripetere? Ma questi idioti non hanno nessuna intenzione di fare una rappresaglia, che è l'unica risposta che gli indigeni possano capire, l'unica per tutti i nemici, se è per questo.

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