Gai-Jin (52 page)

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Authors: James Clavell

Tags: #Fiction, #Action & Adventure

BOOK: Gai-Jin
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E cercò anche di lottare, ma senza forza.

Ori emise un sospiro profondo. Hoag gli sentì il polso ansiosamente, Era impercettibile quanto il suo respiro.

“Non importa” mormorò. “Perlomeno c'è un polso.”

“Gomen nasai, Hob Geh-san” disse la voce dolce della ragazza, “anata kangaemasu, hai, iyé?”

“Lei dice: “scusate Onorabile Saggio Illuminato, pensate sì o no?”” Cheng-sin tossì. Aveva trascorso tutto quel tempo ben lontano dalla veranda, dando la schiena ai due.

Hoag si strinse nelle spalle e la guardò chiedendosi da dove le venisse quella forza, dove vivesse e che cosa sarebbe successo ora. Era pallida e tesa ma sembrava ancora dominata da una volontà di ferro. Gli occhi di Hoag si socchiusero in un sorriso.

“Non lo so. E' nelle mani di Dio. Uki, voi siete la numero uno. Samurai.”

“Domo... domo arigato gozaimashita.” Grazie. Si inchinò fino a toccare il tatami. Si chiamava Sumomo Anato, era la promessa sposa di Hiraga e sorella di Shorin, non di Ori.

“Lei chiede che cosa deve fare ora?”

“Per suo fratello niente, al momento. Dica alla cameriera di mettergli asciugamani freddi sulla fronte e di tenere la fasciatura bagnata d'acqua pulita fino a quando la febbre scenderà. Se la... quando la febbre sarà scesa, spero prima dell'alba, il giovane vivrà. Forse.” E quante possibilità ci sono? era di solito la domanda seguente. Ma questa volta nessuno parlò.

“Bene, adesso vado. Dille di mandarmi una guida domani mattina presto...” Se sarà sopravvissuto, avrebbe voluto aggiungere, ma poi decise di tacere.

Mentre Cheng-sin traduceva cominciò a lavare gli strumenti. La ragazza fece un cenno al domestico e gli parlò. “Hai” rispose l'uomo prima di allontanarsi di corsa.

“Dottore di Medicina Saggio e Illuminato, prima che voi parte signora sicura voi vuole bagno. Sì?”

Il dottor Hoag fu sul punto di declinare l'offerta ma decise invece di accettarla.

E più tardi fu molto contento d'averlo fatto.

 

All'imbrunire, seduto sulla veranda della Legazione, Babcott sorseggiava un whisky; era stanco ma soddisfatto del suo lavoro.

C'era un buon profumo di mare nella brezza che sfiorava il giardino mentre i suoi occhi vagavano senza meta sugli arbusti dove tre settimane prima era stato catturato e ucciso l'assassino vestito di nero. La campana del tempio cominciò a suonare e giunse fino a lui l'eco lontana del canto profondo dei monaci: “Ommm mahni padmì hummmmm...”

Alzò lo sguardo vedendo Hoag avvicinarsi lentamente. “Buon Dio!” Hoag indossava una yukata a disegni floreali stretta in vita da una cintura. Ai piedi portava le scarpe-calze bianche con gli zoccoli dei giapponesi. I capelli e la barba erano pettinati e ancora umidi. Sotto il braccio teneva un barilotto coperto di paglia e pieno di sakè e sorrideva radioso. “Buonasera, George!”

“Sembrate soddisfatto di voi stesso, dove siete stato?”

“La parte migliore dell'avventura è stata il bagno.” Hoag appoggiò il barile sopra un mobile e si versò un buon bicchiere di whisky. “Mio Dio, il miglior bagno della mia vita. Non immaginate nemmeno come mi sento bene.”

“E lei com'era?” chiese Babcott.

“Niente sesso, vecchio mio, sono stato strigliato e messo a mollo in acqua praticamente bollente, massaggiato e strapazzato e poi infilato dentro questa vestaglia. Nel frattempo i miei vestiti venivano lavati e stirati, gli stivali lucidati e le calze sostituite. Fantastico! Poi mi hanno dato il sakè e questi...”

Infilò una mano nella manica e mostrò a Babcott due monete di forma ovale e un rotolo coperto di caratteri.

“Mio Dio, siete stato ben pagato. Questi sono oban d'oro... potrete offrire champagne per almeno una settimana! Il sergente mi ha detto che siete stato chiamato per una visita a domicilio.” Risero. “Era un daimyo?”

“Non credo; era un giovane, un samurai. Non credo di aver potuto fare molto per lui. Riuscite a decifrare quello che c'è scritto?”

“No. Ma Lim sì. Lim!”

“Si, padrone?”

“Cosa c'è scritto?” Lim prese il rotolo, sbarrò gli occhi, rilesse il testo con attenzione e infine disse a Hoag in cantonese: “Dice così: “Dottore di Medicina Saggio e Illuminato ha svolto grande servizio. Nel nome degli shishi di Satsuma dategli tutto l'aiuto di cui ha bisogno”.” Lim indicò la firma con dita tremanti. “Mi dispiace, signore, non riesco a leggere il nome.”

“Perché hai paura?” gli domandò Hoag in cantonese.

A disagio Lim rispose: “Gli shishi sono ribelli, banditi a cui la Bakufu dà la caccia. Sono samurai ma cattivi, signore”. Con impazienza Babcott s'intromise. “Che succede, Ronald?” Hoag glielo raccontò.

“Buon Dio, un bandito? Cos'è accaduto?” Hoag si versò un altro whisky e cominciò a descrivere dettagliatamente la donna, il giovane, la ferita e il suo intervento. ”... A quanto pare il poveretto dev'essere stato ferito due o tre settimane fa...”

“Cristo Onnipotente!” Babcott balzò in piedi mentre ogni tassello del mosaico andava al suo posto, e fece rovesciare a Hoag parte del suo bicchiere di whisky.

“Siete impazzito?” esclamò Hoag.

“Riuscireste a ritornare alla casa?”

“Come? Be', be' sì, credo di sì, ma cosa...”

“Andiamo, svelto.” Babcott corse fuori chiamando: “Sergente di guardia!”.

 

Percorsero a grandi passi un vicolo secondario guidati da Hoag, sempre con la sua yukata ma con gli stivali al posto degli zoccoli, Babcott subito dietro, il sergente e dieci soldati al seguito, tutti armati.

I pochi passanti muniti di lanterne vedendoli si allontanarono di corsa. In cielo splendeva luminosa la luna.

Più in fretta ora. Una svolta sbagliata. Hoag imprecò poi tornò sui suoi passi, rifletté e ritrovò l'imboccatura seminascosta del vicolo giusto.

Avanti. Un altro vicolo. Si fermò e indicò davanti a sé. A venti metri c'era la porta della casa.

Il sergente e i soldati entrarono in azione senza indugio. Due si misero di guardia al muro esterno, quattro sfondarono la porta. Hoag e Babcott li seguirono nella stanza. Anche loro erano armati e sapevano entrambi sparare piuttosto bene, talento indispensabile alla sopravvivenza di qualsiasi civile europeo in Asia.

Percorsero il sentiero, salirono i gradini.

Il sergente scostò la porta shoji.

La stanza era vuota. Senza esitare entrò nelle altre stanze. Nessuna presenza umana in nessuna delle cinque stanze né nella cucina o nel piccolo gabinetto esterno. Tornarono in giardino.

“Dividiamoci, ragazzi, Jones e Berk da quella parte, voi due di là, voi due restate qui di guardia e per l'amor di Dio tenete gli occhi aperti!” Gli uomini si addentrarono nel giardino in coppia per coprirsi le spalle perchè la lezione del primo assassinio era servita. Scrutarono in ogni angolo e percorsero tutto il perimetro col cane dei fucili alzato.

Niente.

Quando il sergente tornò era sudato.

“Nemmeno l'ombra di un giallo, signore! Neanche un sussurro, niente. Siete sicuro che sia questa la casa giusta, signore?” Hoag indicò una macchia scura sulla veranda. “E' lì che ho operato.”

Babcott si guardò intorno imprecando. La casa, circondata da altre case, lasciava vedere soltanto i tetti al di sopra della staccionata. Non c'erano altri nascondigli. “Devono essersene andati appena voi siete uscito.” Hoag si asciugò il sudore dalla fronte; in cuor suo era lieto che la ragazza fosse sfuggita alla trappola.

Dopo essersi diretto verso il bagno purtroppo non l'aveva più incontrata. Era stata la cameriera a consegnargli il denaro, il rotolo e il barile e a dirgli che l'indomani la sua padrona avrebbe mandato qualcuno a prenderlo, poi l'aveva ringraziato a suo nome.

Nei confronti del ragazzo adesso i sentimenti di Hoag erano ambivalenti.

Poiché il giovane era soltanto un paziente, come medico voleva soltanto che guarisse. “Non mi è mai passato per la testa che potesse essere uno degli assassini, ma qualora l'avessi pensato non avrebbe fatto alcuna differenza, non ai fini dell'intervento. Perlomeno adesso sappiamo come si chiama.”

“Scommetto mille oban contro un bottone che vi hanno dato un nome falso, e non sappiamo neppure se il ragazzo era davvero suo fratello.

Se lui era uno shishi come dice il rotolo avranno mentito anche sulla parentela, inoltre essere ambigui è un vecchio uso giapponese.” Babcott sospirò. “E in fondo non siamo sicuri che si trattasse davvero del tizio della Tokaidò. Ho solo un vago sospetto. Che possibilità ha di sopravvivere?”

“Il trasferimento non gli avrà certo giovato.” Hoag rifletté un istante.

Era così tozzo e sgraziato accanto all'aitante Babcott, ma nessuno dei due se ne era mai reso conto.

“Ho controllato prima di partire. Il polso era debole ma regolare, credo di aver tolto tutto il tessuto morto ma...“ si strinse nelle spalle, “sapete come si dice: “Paghi e ti prendi i tuoi rischi”. Non scommetterci. Comunque chi può saperlo? Adesso raccontatemi tutti i particolari dell'attacco.”

Sulla via del ritorno Babcott fece una dettagliata relazione dell'accaduto e gli parlò di Malcolm Struan. “Malcolm insomma mi preoccupa” concluse, “ma Angélique è pur sempre la migliore infermiera che gli potesse capitare.”

“Jamie mi ha detto la stessa cosa. So bene che niente è efficace come una bella donna nella stanza di un malato.

Malcolm ha perso molti chili, e tutto il suo spirito, ma è giovane ed è sempre stato il più forte della famiglia, dopo la madre beninteso. Se i punti tengono dovrebbe cavarsela.

Mi pare che abbiate fatto un ottimo lavoro, George. Anche se per lui, povero ragazzo, sarà una storia lunga.

E' molto preso dalla ragazza, non è vero?”

“Sì. Ed è ricambiato. Uomo fortunato.” Camminarono in silenzio per un momento poi Hoag disse in tono esitante: “Io... credo di non dovervi dire che la madre di Malcolm è assolutamente contraria a qualsiasi legame con la signorina.”

“Sì, l'ho sentito dire. Ciò creerà qualche problema.”

“Allora pensate che Malcolm faccia sul serio?”

“Più serio di così non sarebbe possibile. E lei è una ragazza speciale.”

“La conoscete?”

“Angélique? Non bene, non come paziente, anche se come ho detto l'ho conosciuta in un momento particolarmente difficile. E voi?” Hoag scosse il capo. “L'ho incontrata a qualche festa a Hong Kong, alle corse, occasioni mondane. Da quando è arrivata, tre o quattro mesi fa, è stata la reginetta di ogni ballo, e giustamente. Non l'ho mai incontrata come medico. C'è un dottore francese a Hong Kong adesso, figuratevi! Ma sono d'accordo con voi che è stupenda. Non necessariamente la moglie ideale per Malcolm, se vuole proprio sposarla.”

“Perché non è inglese? E non è ricca?”

“Per queste due ragioni e per altre ancora. Mi dispiace doverlo ammettere ma io non mi fido dei francesi, è gentaglia, è una questione genetica. Suo padre ne è un perfetto esempio, cortese e affascinante in superficie ma se si gratta un pò sotto appare il mascalzone.

Mi dispiace ma non sceglierei sua figlia come sposa per il mio, quando avrà l'età per accasarsi.” Babcott si domandò se Hoag sapesse che lui era al corrente dello scandalo che riguardava la sua vita: quando il giovane dottor Hoag, venticinque anni prima, era andato in Bengala con la Compagnia delle Indie Orientali, contravvenendo alle convenzioni e al parere dei suoi superiori aveva sposato una ragazza indiana.

Era stato quindi congedato e rispedito in patria in disgrazia. Da quell'unione erano nati due bambini, un maschio e una femmina, e poi sua moglie era morta: il freddo, la nebbia e l'umidità londinese erano stati una condanna a morte per una donna indiana.

La gente è strana, pensò Babcott. Ecco qui un inglese bravo e coraggioso, un grande chirurgo con due figli mezzi indiani e quindi socialmente inaccettabili in patria che critica la famiglia di Angélique.

Che stupidaggine, e cercare di sfuggire alla verità è ancora più stupido.

Si, ma non cerchi forse di sfuggire anche tu? Hai ventotto anni, molto tempo per sposarti, ma troverai da qualche parte una donna più eccitante di Angélique? E soprattutto la troverai in Asia dove trascorrerai tutta la tua esistenza fino al momento di ritirarti dalla professione?

Non la troverò, lo so bene, ma per fortuna è probabile che Struan la sposi e così la faccenda è sistemata.

E io gli darò una mano, per Dio!

“Forse la signora è troppo protettiva, come tutte le mamme” disse, conoscendo l'importanza del parere di Hoag per la famiglia Struan. “E si oppone essenzialmente al fatto che lui si voglia impegnare così presto.

Ciò è comprensibile. Adesso lui è tai-pan e questo gli assorbirà tutte le energie. Ma non fraintendetemi; io credo che Angélique sia una brava ragazza, coraggiosa e per bene quanto chiunque potrebbe desiderare, e per cavarsela Malcolm avrà bisogno di tutto l'aiuto che riuscirà a trovare.” Hoag avvertì la passione trattenuta, ne prese nota e accantonò l'argomento.

Ripensò a Londra, dove sua sorella e il cognato si occupavano dei suoi figli, e si odiò, come sempre quando gli capitava di pensarci per aver lasciato l'India, per essersi piegato alle convenzioni e aver ucciso la bella Arjumand.

Devo essere stato pazzo a portare la mia amata moglie in quel sudicio inverno londinese, soli, senza un quattrino, senza lavoro, costretto a ricominciare daccapo. Cristo, dovevo restare e dare battaglia alla Compagnia, alla fine la mia abilità di chirurgo li avrebbe costretti ad accettarmi e saremmo stati salvi...

Le due sentinelle rimaste di guardia li salutarono. Nella sala da pranzo il tavolo era apparecchiato per due. “Whisky o champagne?” chiese Babcott.

Poi chiamò Lun.

“Champagne. Posso offrire io?”

“Già fatto” rispose Babcott aprendo il vino che aspettava in un porta ghiaccio d'argento in stile georgiano. “Alla salute! LUN!”

“Alla felicità!” Brindarono. “Perfetto!

Com'è il vostro cuoco?”

“Quasi tremendo, in compenso la qualità del pesce è ottima, gamberetti, ostriche e dozzine di pesci diversi. Dov'è quel demonio di Lun?” Babcott sospirò. “Quell'infame ha bisogno di una bastonata. Insultatelo quando arriva.”

Ma la stanza del maggiordomo era vuota. Lun non era nemmeno in cucina. Alla fine lo trovarono in giardino, accanto al sentiero. Era stato decapitato e la sua testa era stata spinta un pò in disparte. Al suo posto c'era la testa di una scimmia.

 

“No, signora” disse molto spaventata la mama-san. “Non potete lasciare qui Ori-san fino a domani. Deve andare via all'alba.”

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